venerdì 18 gennaio 2008

Gli architetti europei disegnano il mondo

Corriere della Sera - 18 gennaio 2008
Focus/Progetti vincenti in Cina, Usa e Russia
Gli architetti europei disegnano il mondo
Centinaia di studi ai concorsi, ma negli ultimi anni sono soprattutto quelli del Vecchio Continente a vincere
Dal nostro corrispondente da Berlino
Fino a pochi anni fa, la battuta diceva che, quando si tratta di architettura, gli europei spendono tutto quel che hanno… per risparmiare. Ora, il mondo si è capovolto. Nel Vecchio Continente nascono palazzi, ponti, edifici di ogni genere, dai Paesi Baltici alla Penisola Iberica: e sono d'avanguardia, innovativi nel design come nella tecnologia, il meglio che si possa fare oggi. Soprattutto, succede che gli architetti europei stanno conquistando il mondo. Il 2008 consacrerà la tendenza.
Se si esclude lo studio americano di Frank O. Gehry, nessun progettista sta influenzando il mondo come gli europei. Renzo Piano, a tutti gli effetti ormai un brand globale, ha consegnato a New York City la nuova sede del Times e la Morgan Library. Da Londra, i 500 architetti che lavorano con Lord Norman Foster stanno piantando bandierine ovunque. Prima delle Olimpiadi di agosto, avranno finito il terminal tre dell'aeroporto di Pechino. A Moscow City — uno straordinario sviluppo urbanistico destinato a commercio, servizi, luoghi d'incontro, uffici — concluderanno la Russia Tower. E si sono appena visti assegnare la realizzazione della Crystal Island, sempre a Mosca, sulla base di un progetto enorme, da due milioni e mezzo di metri quadrati e altezze di 450 metri.
Le altezze, ovviamente, quando si parla di architettura hanno sempre un fascino irresistibile. Fino a poco tempo fa, però, gli europei avevano scelto di stare bassi: la gara la lasciavano ad americani e asiatici. Ora, è cambiato anche questo. A parte il progetto di cristallo, anche la Russia Tower di Foster sarà lanciata nel cielo: oltre 600 metri, l'edificio più alto d'Europa. Ancora a Moscow City, la Torre della Federazione arriverà a 440 metri: l'hanno progettata gli architetti tedeschi Peter Schweger e Sergei Tschoban. E la Eurasia Tower di Moscow City, firmata dallo studio Mos City Group, passerà i 300 metri. Mosca, insomma, è oggi all'avanguardia nel mostrare i muscoli economici attraverso i grattacieli: ma sono gli architetti europei a realizzare le sue ambizioni; più degli americani, un tempo dominatori dello skyscraper. La corsa a realizzare pezzi di design architettonico strabilianti è uno dei segni forse più portentosi di come funziona la globalizzazione dell'economia. Le città, ormai, sono in concorrenza tra loro non solo per richiamare turisti, ma soprattutto per attrarre i cervelli dell'economia moderna e le loro imprese: per questo devono sempre stare sul limite estremo dell'avanguardia.
Il caso di Londra, diventata la città forse più attraente del pianeta, è fatto anche di quello. Su scala minore, così hanno fatto città come Bilbao, Valencia, Manchester, Birmingham, Liverpool, Dublino, molte in Spagna. E, naturalmente, Berlino, che sull'architettura moderna di qualità ha giocato se stessa dopo la caduta del Muro. Il modello pionieristico fu il Centro Pompidou a Parigi, di Piano e Richard Rogers. Ed è in questo ambiente — che lega business, commercio, cultura, luoghi di divertimento — che si sono formati gli architetti europei del Ventunesimo Secolo. Amburgo sta realizzando (sarà pronta quest'anno) la nuova sede della Filarmonica: ha affidato il progetto allo studio svizzero Herzog & de Meuron. Sono gli stessi architetti che stanno terminando lo stadio olimpico di Pechino, l'ormai famoso «nido d'uccello». Saragozza, per l'Expo 2008, avrà pronto il Pavillion Bridge: una delle porte d'ingresso allo spazio espositivo, che passa sopra al fiume Ebro, progettato dall'architetto iracheno-londinese Zaha Hadid. La stessa Hadid partecipa — assieme a molti architetti, tra i quali il francese Jean Nouvelle — alla costruzione di uno dei maggiori centri culturali del pianeta, ad Abu Dhabi. Santiago Calatrava, l'architetto del quarto ponte di Venezia, costruisce ponti in tutto il mondo. E anche le imprese di prestigio si allineano. Dopo la Mercedes a Stoccarda nel 2006 e la Bmw a Monaco nel 2007, anche la Porsche aprirà quest'anno il suo museo, pure a Stoccarda: tutti edifici di qualità e design straordinari.
La prossima sfida — che nei progetti più d'avanguardia è già accettata — sta nel passare agli edifici che vivono, che non entrano bene nell'ambiente solo per il design ma anche per il rispetto ecologico e il basso consumo energetico. A Londra, stanno nascendo numerosi edifici un po' più verdi: lo studio Waugh Thistleton, per esempio, ha progettato un palazzo per abitazioni con una turbina eolica che genera il 15% dei bisogni energetici della costruzione. L'Urban Cactus in costruzione a Rotterdam — progettisti Ben Huygen e Jasper Jaegers — non ha nuove tecnologie, ma la sua forma a balconi che lo fanno sembrare una pianta grassa consentirà di fare crescere alberi capaci di mitigare le emissioni di anidride carbonica. La Cis Tower di Manchester, disegnata dal britannico Gordon Tait e quasi terminata, ha una facciata di settemila pannelli solari e 24 turbine eoliche: produrrà il 10% dell'energia di cui ha bisogno per funzionare. Non tutto, naturalmente, è grande architettura. Anche in quella diffusa, però, l'Europa corre. I concorsi per giovani architetti, numerosi in molti Paesi del Vecchio Continente, sono uno stimolo straordinario. Da uno di essi, per dire, nel 1971 uscirono vincitori, per il Beaubourg parigino, Piano e Rogers.
Oggi, esiste un programma continentale, Europan, aperto solo ad architetti sotto i 40 anni. E la tedesca Bauhaus-Dessau Foundation ha appena lanciato un concorso tra giovani progettisti per case di qualità da destinare ai poveri: proprio come quando, negli anni Venti, il Bauhaus e l'Europa insegnavano l'architettura al mondo.
Danilo Taino