mercoledì 19 marzo 2008

Autostrade e ferrovie, lavori lentissimi


Corriere della Sera, 19.03.2008
Autostrade e ferrovie, lavori lentissimi
Tempi doppi rispetto al resto del mondo. Un gioco dell'oca che costa 133 miliardi
Un cantiere stradale sulla A3 (Infophoto)MILANO - Stessa spiaggia, stesso mare, stessa coda. I milanesi che vanno in Liguria anche quest'estate dovranno sopportare le consuete file nel tratto rettilineo a due corsie della Milano-Genova, perché i lavori per il completamento della terza corsia termineranno soltanto a dicembre. Dopo anni di promesse più o meno elettorali, l'Italia conserva e in certi casi «migliora » il record della lentezza sia nelle grandi opere come la Tav, segnate da complessità tecniche e dall'ostilità delle popolazioni, sia nelle opere meno grandi, come una terza corsia autostradale nella pianura padana. Il confronto europeoIl confronto fra i tempi italiani e quelli di altri Paesi è desolante. Prendiamo le ferrovie ad alta velocità. Per progettare e realizzare la linea Tokio-Osaka (550 chilometri) sono bastati 11 anni e 7 mesi. I 417 km della Parigi-Lione hanno richiesto poco più di 12 anni contro i 25 della Bologna-Milano (182 km). Ancora più impietoso è il confronto diretto Italia-Spagna. Mentre sulla scoperta dell'America ancora si discute se vada attribuita a un Cristoforo Colombo italiano o spagnolo, sulla «scoperta della lentezza» il titolo è senza dubbio tutto nostro. L'alta velocità Madrid-Saragozza- Barcellona (622 km), progettata nel 1999, è stata completata il mese scorso in tempo per l'Expo di Saragozza e addirittura in anticipo sul crono-programma. Altro tipo di territorio e di densità abitativa, certo, ma in Italia, dove la Tav Spa è nata nel 1991, le tratte Torino-Novara e Roma-Napoli (totale 289 km) sono state completate nel 2006. Rispetto alla stima iniziale, i costi sono cresciuti del 418%. E mentre l'ultima linea del metrò di Madrid (63 km e 27 stazioni), progettata nel 2001, è in funzione dal 2005, la linea C della metropolitana di Roma (35 km e 30 stazioni), il cui progetto risale anch'esso al 2001, sarà in funzione nel 2015. Solo colpa del prezioso sottosuolo archeologico? In quattro anni infine, con il Terminal 4 gli spagnoli hanno quasi raddoppiato l'aeroporto di Madrid Barajas, passato da 45 a 70 milioni di passeggeri l'anno. L'iter che non finisce mai Perché abbiamo il record della lentezza? «Tutti i Paesi europei — dice l'economista dell'Università Bocconi Andrea Gilardoni, autore della ricerca sui "costi del non fare" - sono sottoposti a controlli sulle grandi opere, com'è logico che sia. L'Italia però ha una peculiarità negativa: la reiterazione. L'iter non finisce mai, la pratica non arriva mai alla meta, in una specie di interminabile gioco dell'oca che costa al Paese una fortuna». Una fortuna calcolata dal professore in 133 miliardi di euro per il solo campo della viabilità. La diagnosi, come spesso nel nostro Paese, è chiara e in parte condivisa. Gli ostacoli sono di tipo legislativo (norme stratificate), autorizzativo (contenuti poco definiti), finanziario (durata delle concessioni e ritorno degli investimenti, vedi il caso Brebemi), amministrativo- giudiziario (i famigerati ricorsi al Tar), politico (intrusioni dei partiti e incapacità decisionale) e sociale (strumentalizzazione dei movimenti ecologisti). La cura E la terapia? Se è vero che alla ba se dei ritardi c'è una mancanza di pianificazione strategica dalla quale discende tutto il resto, in primo luogo occorre definire alcune opere prioritarie da mettere in corsia preferenziale. E poi indicare gli strumenti per seguire la strada senza deviazioni. Gilardoni per esempio propone che nel ministero sia creata la figura dell'infrastructure manager, un alto dirigente che risponda di tempi e costi delle opere in corsia preferenziale e sia «economicamente incentivato a raggiungere gli obiettivi». L'impatto ambientale Coerente con le priorità dovrebbe essere anche la valutazione di impatto ambientale (la cosiddetta Via), che oggi è un'autentica via crucis. Basti pensare che, per esempio nel caso della terza corsia Rimini Nord-Cattolica (una ventina di chilometri), la «pratica» ha impiegato quattro anni e mezzo per arrivare alla firma del ministro. Ecco il tipico esempio di reiterazione che si propone di evitare: usando la Via per realizzare al meglio l'infrastruttura prioritaria già decisa e non per rimetterla eternamente in discussione. «Spesso poi — dice l'architetto Silvia Maffii, della società di consulenza Trt — gli studi di fattibilità sono fatti male e lasciano spazi a ricorsi e revisioni. La Francia per esempio ha appena rivisto le sue procedure organizzando un sistema di auditing che permette alle comunità coinvolte nelle opere di presentare controperizie. Chi vuole può parlare in quella sede. Finito l'auditing, però, si va avanti fino in fondo». Il doppio ruolo dell'Anas Viene poi messo in discussione, nel caso delle autostrade, il ruolo dell'Anas, l'ente nazionale per le strade diventato una Spa nel 2002. Che è nello stesso tempo arbitro e giocatore. Regolatore e protagonista. È per esempio il gestore dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, record europeo di tempi lunghi e non solo. Ma anche in Piemonte la Spa gioca con il doppio cappello di soggetto concedente e concessionario: partecipando alla gara in project financing per il nuovo tratto Asti-Cuneo, che è stata vinta dall'impresa di Gavio, a cui l'Anas ora si assocerà per realizzare l'opera. In altri casi di lentezza — quando i bandi di gara sono fortemente orientati al risparmio — è probabile che a tirare in lungo siano le stesse imprese appaltatrici, con l'obiettivo di ottenere revisioni al rialzo. In Inghilterra, per evitare offerte troppo al ribasso nelle gare (il cosiddetto optimism bias, la tendenza all'ottimismo), in certi casi viene aggiunto d'ufficio il 20 per cento.
Edoardo Segantini19 marzo 2008

martedì 18 marzo 2008

Mario Botta- Chiesa Santo Volto - Torino


La Chiesa e la città Mario Botta
Torino, come molte altre città europee, sta affrontando in questi ultimi decenni profonde trasformazioni del suo tessuto urbano; vaste aree industriali dismesse nel cuore della città assumeranno in un prossimo futuro nuove vocazioni. Torino, da città industriale si sta rapidamente profilando come una nuova realtà post-terziaria. È in questo contesto di importanti trasformazioni che il Cardinale Severino Poletto, Arcivescovo della città, ha preso l’iniziativa per la costruzione sull’area delle ex acciaierie in via Borgaro di un centro liturgico-comunitario che vede la costruzione di una chiesa (dedicata al Santo Volto), dei relativi servizi parrocchiali, di tutti gli uffici della Curia Metropolitana e di una sala congressuale. Per l’architetto, costruire oggi una chiesa dentro il tessuto sociale multietnico di una comunità sempre più secolarizzata, rappresenta anche una sfida per affrontare il disegno e l’immagine della città. Progettare una nuova chiesa è una straordinaria occasione per rileggere criticamente le trasformazioni attuate dalla cultura moderna e tentare di incidere o correggere le molte distorsioni realizzate dalle recenti urbanizzazioni. Il tema della chiesa ha una sua propria storia millenaria e ha sempre rappresentato un punto di riferimento con attività e servizi preziosi per la crescita e la qualità del tessuto dell’intorno. Con la costruzione della chiesa si persegue uno spazio di dialogo e di confronto dentro la complessità e la contraddittorietà del tessuto urbano quale momento di pausa, spazio alternativo agli obiettivi strettamente “tecnici e funzionali” ai quali fanno oggi riferimento le spinte di crescita della città. Con la chiesa si vuole riportare all’attenzione del cittadino un territorio di memoria con la sua stratificazione storica che trova nel presente una naturale continuità che parla della sensibilità del nostro tempo e che testimonia le nostre attese, le nostre speranze. Una nuova chiesa é luogo di sosta, di silenzio, di preghiera che, attraverso l’architettura, riafferma i valori di autentico umanesimo della cultura cristiano-occidentale per riproporli oggi quali premessa per un’autentica accoglienza all’interno della comunità. Il fatto architettonico, in quanto opera che agisce come modello capace di definire lo spazio di vita dell’uomo non è una componente neutra e immobile dentro il tessuto sociale, ma una realtà che interagisce con forza offrendo, o talvolta negando, le condizioni ambientali di qualità e di bellezza essenziali per accogliere l’utilizzatore. La bellezza, pur modellata attraverso i canoni e la sensibilità del nostro tempo, è parte essenziale dei valori e delle emozioni che inconsciamente tutti noi cerchiamo nella città. Si può in tal senso forse dire che il vero obiettivo di questa nuova realizzazione è quello di offrire una nuova qualità urbana. Allora, per l’architetto come per tutti gli altri fruitori della città, anche i servizi tecnico-funzionali richiesti per questo intervento assumono nuovi significati simbolici che vogliono riproporci condizioni urbane dove il cittadino, nuovo pellegrino vagante dentro il labirinto della città contemporanea, può ancora ritrovare un’emozione, un silenzio, un interrogativo tali da riconciliarlo con la storia del proprio tempo.
Mario Botta Architetto, Lugano (Svizzera)
[ per approfondimenti: sito web ufficiale ]








Milano - Nuovo Museo di arte contemporanea


Presentato il nuovo spazio per l’arte contemporanea

Seduto in sesta fila, il Grande Collezionista promuove il progetto di Daniel Libeskind. «Mi piace, è compatto», dice Giuseppe Panza di Biumo. «Sono decenni che Milano aspetta di avere un Museo d’arte contemporanea». Finalmente! Con Panza di Biumo c’erano altri noti collezionisti, galleristi, architetti, più Ennio Brion e Francesco Micheli, ieri alla Triennale per la presentazione - celebranti il sindaco Letizia Moratti e Davide Rampello, presidente della Triennale - del nuovo polo d’arte contemporanea. Firmato dall’architetto polacco-americano, il Museo sorgerà nell’area dell’ex Fiera, il contestato quartiere CityLife, accanto alle torri di Zaha Hadid e Arata Isozaki. Pensato e disegnato da Libeskind in 2 mesi, il Mac occuperà una superficie di circa 18 mila mq e costerà alla cordata di Ligresti e soci 40 milioni di euro (il doppio di quelli previsti per il design). «Gli oneri di urbanizzazione sono del Comune», precisa l’assessore alla Cultura, Vittorio Sgarbi. Retroscena. Dopo anni di discussioni e progetti abortiti Sgarbi voleva affidare il Beaubourg milanese a Renzo Piano, che per Luigi Zunino sta lavorando nell’area ex Falck di Sesto San Giovanni. «Potevamo inaugurarlo nel giro di 6 mesi», sostiene. Ancora una volta però l’assessore si è inchinato alle scelte della Moratti, pur sottolineando che Rampello (assai stimato dal sindaco e dato, in caso di vittoria di Berlusconi, come possibile sottosegretario ai Beni Culturali) in questa operazione sarà solo «un consulente». Rivalità. «Accetto la sfida con Sgarbi: apriremo il museo entro il 2011», replica Letizia Moratti. «Sarà un luogo di aggregazione, un progetto innovativo in una città che ha 41 musei ed è terza solo a New York e Londra come mercato dell’arte». Sezione aurea di Leonardo. Libeskind ha spiegato di essersi ispirato al celeberrimo «Uomo vitruviano» nel concepire un’architettura che si sviluppa dalla torsione di un volume a base quadrata in un corpo dal perimetro circolare. «Una forma organica con i quattro angoli che rappresentano le stagioni, con al suo interno uno spazio fluido per il pubblico», dice l’architetto. Rivestito di marmo di Candoglia, il Museo, alto 5 piani, avrà 4 mila mq di spazio espositivo, un grande auditorium, bookstore, atelier per opere «site specific» e, persino, delle terme nel sotterraneo, un ristorante extralusso e una terrazza con l’orto pensile. Bel contenitore, ma il contenuto? All’inizio il Mac non avrà una collezione permanente; dovrà quindi contare sui collezionisti, dalla famiglia Boschi-Di Stefano a quella Jucker. «Un simile Museo non è solo un’istituzione culturale di pregio ma un vero motore di sviluppo economico», dice Andrea Chevallard della Camera di Commercio. Poi annuncia che, tra Torino e Milano, è allo studio un nuovo progetto «Mi-To»: dopo il successo del festival musicale sarà centrato sull’arte contemporanea.