sabato 27 ottobre 2007

Grattacielo - San Paolo Torino IMI - Renzo Piano


"Quel grattacielo oscurail simbolo di Torino"
Nasce il comitato contro la torre Intesa-SanPaolo
ALESSANDRO MONDO
TORINO.

Più che un dibattito, è stato un processo. Nel mirino, la sostenibilità del grattacielo che accorperà gli uffici di Intesa-Sanpaolo su Spina2 e l’assenza di un dibattito a largo raggio. Scelta calata dall’alto, quella della «torre» firmata da Renzo Piano?Una cosa è certa. Ieri, a poche ore dall’illustrazione del progetto che ha vinto il concorso internazionale (oggi sarà presentato con gli altri concorrenti nella mostra a Palazzo Madama), il «fronte del no» ha scaldato i muscoli. L’occasione è stata l’incontro organizzato dalle associazioni ambientaliste per contestare il progetto del «torrone» su Spina2, come è stato spregiativamente ribattezzato, e gli altri grattacieli in lista di attesa.Tanto per cominciare, è nato un Comitato presieduto da Guido Montanari, Emilio Soave e Roberto Gnavi. Il nome è tutto un programma: «Non grattiamo il cielo di Torino». La prima mossa è prevista questa sera, quando il Comitato si troverà a Palazzo Madama per recapitare un appello simbolico «alla elite che inaugura la mostra». Occasione ghiotta, dato che si prevede la partecipazione di Enrico Salza, presidente Consiglio di gestione Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, amministratore delegato del colosso bancario e lo stesso Piano. Domani (9,45-11) seguirà un presidio.La seconda notizia è che la commissione urbanistica del Comune non ha liberato la variante al piano regolatore, ultimo atto in vista della costruzione del grattacielo da 180 e rotti metri. «Nessuna pregiudiziale- spiega Andrea Giorgis, capogruppo dell’Ulivo -. Abbiamo solo chiesto un supplemento di informazioni». Ma tant’è. Del resto lo stesso Viano, che ieri è andato nella tana del lupo, ha ammesso «perplessità» anche in maggioranza: «Sugli aspetti tecnici chiederemo tutte le garanzie. Quanto all’impatto visivo, è giusto inaugurare un dibattito che tenga conto del parere di tutti». Lo sviluppo della «torre» in altezza, invece, non sembra preoccupare più di tanto l’assessore all’Urbanistica: «Il passaggio da 150 a 180 metri non è poi così significativo». Nell’incontro sono state riproposte tutte le obiezioni sollevate dal progetto, con qualche autorevole sorpresa. E’ il caso di Piero Derossi, docente di Composizione architettonica al Politecnico di Milano, che pur non essendo presente ha mandato un messaggio dal contenuto abbastanza netto: «Se è vero che i grattacieli sono dei simboli, bisognerebbe decidere a chi permettere di essere un simbolo. Occorre un dibattito vasto». Per Guido Montanari, Storia urbanistica, «il problema non è la qualità del progetto ma il contesto in cui si colloca. Torino vanta scorci visivi straordinari, già rimessi in discussione dalle ultime trasformazioni urbane». Secondo Carlo Olmo, direttore dell’Urban Center e curatore della mostra, «il grattacielo va valutato per quello che è, con serenità. Per questo organizzeremo un dibattito pubblico». Perplesso Luca Davico, docente di Sociologia ambientale al Politecnico: «Spina2 ha una forte concentrazione di poli di attrazione, c’è il rischio di creare una congestione spaventosa».Il più «tranchant» è stato Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, secondo cui la nuova «torre» rappresenta l’emblema dell’insostenibilità ambientale applicata «a scenari caratterizzati da bassa densità energetica». «Scenari di drammaticità estrema, che in effetti non abbiamo considerato...», ha cercato di rintuzzare Viano, preso in contropiede dall’Apocalisse annunciata.